La storia delle criptovalute
Non tutti sanno che le criptovalute sono un’invenzione recente, ma non tanto quanto si potrebbe pensare: solo nell’ultimo paio d’anni sono diventate un fenomeno mondiale, mentre la loro partenza è stata decisamente a singhiozzo.
La prima (e più conosciuta) fra queste monete virtuali è proprio Bitcoin, creata nel 2008 da Satoshi Nakamoto. Su questa figura vale la pena aprire una parentesi.
Chi è Satoshi Nakamoto?
Un inventore pazzo, un sognatore, un pioniere: Satoshi Nakamoto è tutto ciò e molto di più, ma più che altro è… un mistero. Infatti questo signore giapponese non esiste, e fin dalla creazione di Bitcoin si cerca di scoprirne la vera identità, proprio come nel caso dell’artista Banksy.
Per anni si è ritenuto che dietro di lui si celasse Elon Musk, imprenditore e a sua volta inventore della Tesla (solo per citare uno dei suoi progetti), ma in tempi recenti si propende per l’ipotesi di un collettivo di programmatori, ingegneri ed economisti, non necessariamente tutti giapponesi.
L’idea di Nakamoto, emersa subito dopo la crisi dei mutui subprime e lo scandalo Lehman Brothers, è di creare una moneta che non abbia bisogno dell’intermediazione degli istituti bancari per circolare.
L’idea dietro Bitcoin… e tutte le altre criptovalute
L’unico modo, sostiene Nakamoto, per permettere ciò è di affidarsi alla tecnologia peer-to-peer, la stessa che per anni è stata la disperazione dei discografici, essendo quella che consentiva il funzionamento di Napster e altri programmi pirata simili. Appoggiandosi a essa e a una forte componente di crittografia, tutti gli utenti sono anonimi e identici.
La garanzia che tutto funzioni senza scorrettezze, falsificazioni, truffe & co. (cioè quanto accade nel mondo delle valute tradizionali) si ottiene attraverso un libro mastro digitale, la blockchain o catena di blocchi, dove i blocchi sono segmenti di transazioni.
Per incentivare gli utenti a usare il sistema, sfruttando il proprio computer col sistema peer-to-peer, viene introdotto il concetto di mining: proprio come dei minatori, gli utenti confermano la correttezza delle transazioni sulla blockchain e in cambio ottengono Bitcoin (meglio: frazioni di esso).
Sembra complicato? In realtà non lo è, ma i passaggi garantiscono l’impossibilità di imbrogliare altri utenti: il sistema funziona, e così bene che per la blockchain stanno venendo trovati altri utilizzi. Per esempio per validare contratti, certificare la provenienza di dati tipi di prodotti o nel mondo del gaming.